Chi di noi non è rimasto affascinato dalla nebbia, quel particolare fenomeno meteo dove la visibilità diventa bassissima, tutta l’atmosfera è avvolta di bianco e tutti i rumori risultano ovattati.
Ma come si forma? Se uno strato d’aria prossimo al suolo raggiunge valori di umidità attorno al 75%, parte di questa inizia a condensare. I nuclei di condensazione “raccolgono” al loro interno vapore acqueo, sino a quando l’umidità resta inferiore al 100%. Man mano che inglobano il vapore acqueo, questi nuclei aumentano le loro dimensioni e le particelle, sebbene piccole, sono già grandi abbastanza per disperdere la luce visibile in tutte le direzioni, diventando foschia. Col graduale aumento sino al 100% dell’umidità relativa, le particelle di foschia aumentano ancora le loro dimensioni e la condensazione si diffonde anche nei nuclei meno attivi. A questo punto un gran numero di nuclei contiene al suo interno vapore condensato, tanto da far accrescere le goccioline e renderle visibili anche ad occhio nudo.
Quando la visibilità è inferiore ad 1 km e l’atmosfera contiene milioni di goccioline “galleggianti” (delle dimensioni di 5-10 micron), la foschia diviene una nube che resta molto vicino al suolo, che comunemente chiamiamo nebbia. Di conseguenza, questo fenomeno meteo ha quindi una grande affinità con le nubi, perché entrambe si formano da nuclei di condensazione.
Forse non tutti sanno che la nebbia può formarsi in due modi:
– per raffreddamento, quando l’aria si raffredda al di sotto del suo punto di saturazione, cioè del dew point o punto di rugiada;
– per evaporazione e rimescolamento, quando, a causa dell’evaporazione, il vapore acqueo è aggiunto all’aria secca e si mescolano tra loro.
Una volta che la nebbia si è formata, essa viene mantenuta attiva grazie alla continua formazione di goccioline, sulle quali nuovi nuclei di condensazione diventano disponibili. L’aria deve quindi mantenere il suo grado di saturazione col continuo raffreddamento o con i processi di evaporazione e rimescolamento.
Vediamo, in un altro approfondimento, quali forme nebbiose risultano più comuni in Lombardia.