L’inquinamento della Pianura Padana dipende molto dalle condizioni meteo: è logico che non è “colpa” del tempo, ma semmai può darci una mano a fornirci una boccata d’aria più…pulita.
Lo smog padano ha i suoi massimi in inverno (più industrie, più auto, i riscaldamenti), unito alle alte pressioni che tendono a intrappolare gli inquinanti nei bassi strati.
Viceversa, una forte dinamica accentua il rimescolamento delle masse d’aria sia in senso verticale (correnti convettive) sia in senso orizzontale (trasporto frontale), provocando almeno una temporanea diminuzione della concentrazione degli inquinanti. Ecco perché nelle altre stagioni lo smog è molto meno diffuso (ma mai inesistente)
Le precipitazioni, d’altra parte, lavano e filtrano l’aria portando al suolo parte del contenuto gassoso, liquido e solido presente nell’atmosfera. Una goccia di pioggia, un fiocco di neve percorrono nell’aria un tratto che può essere lungo chilometri, dal nucleo di condensazione all’interno della nube sino al suolo, accumulando progressivamente i soluti che incontra (polveri, ossidi ecc.). L’acqua presente nell’alta atmosfera risulta essere in genere priva di soluti (quasi distillata), mentre nella bassa atmosfera ed al suolo risulta essere carica di tutte le sostanze e delle polveri che ha raccolto strada facendo.
Il problema dell’inquinamento lombardo (e non solo) è serio e da decenni si tenta (sovente invano) di risolverlo; non possiamo sempre affidarci al meteo, perché nel 2021 c’è andata “bene”, ma ci sono stati inverni altopressorei (2011-2015-2016) dove l’atmosfera marroncina e opaca ci ha accompagnati per settimane. Con tutto quel che ne concerne per i nostri polmoni…