L’inversione termica è uno dei fenomeni meteo più suggestivi e strani: se siete appassionati di montagna, vi sarà capitato che, andandoci in pieno inverno, superato lo strato gelido nebbioso dei bassi strati facesse più caldo…in quota!
È tutto normale: quando in inverno l’anticiclone si allunga dal Nord Africa o dall’Atlantico verso l’Europa, l’aria che discende riscaldandosi non raggiunge il suolo, poiché vi ristagna uno strato di aria fredda che si forma durante le lunghe notti serene. L’aria calda galleggia sopra quella fredda, che non ha nessun modo di sollevarsi verticalmente, creando una stratificazione atmosferica stabile con formazione di nebbie e nubi basse. Il volto grigio dell’anticiclone in pianura diventa però ridente in montagna, dove si può godere di un tepore fuori stagione, sotto un sole quasi primaverile (in casi estremi quasi estivo!).
Se si parte dalla città c’è bisogno dei giacconi, se si arriva a 100 metri basta il maglione! Si parla quindi di inversione termica.
Essa è un fenomeno meteo estremamente comune in Lombardia ed è una delle regioni italiane dove i contrasti sono più stridenti: in casi eccezionali (promontori africani importanti) può fare più caldo a Livigno che a Milano! No, non è un errore, ed è capitato a gennaio 2011.
Il massimo del contrasto c’è quando è in atto una cupola africana in montagna e la pianura sia sotto dense nebbie. L’inversione termica può occorrere anche se è tutto sereno (anche i bassi strati), ma in questo caso si percepisce di più nei valori minimi: le gelate più intense si verificano dopo lunghe pause cicloniche nelle zone di pianura (o fondovalle), nel periodo dicembre-gennaio.
Poi, quando la radiazione solare si enfatizza (da marzo in poi), l’inversione si spezza e non si forma più, fino al successivo tardo-autunno.