La rugiada e la brina sono due manifestazioni dello stesso fenomeno meteo: la saturazione (in vapore acqueo) dello strado d’aria vicina al suolo.
Esse si formano solo di notte, quando l’aria umida vicina al terreno si raffredda raggiungendo il suo punto di rugiada, cioè la temperatura alla quale il vapore acqueo comincia a condensare. Per la precisione, si sviluppa la rugiada allorquando il vapore acqueo condensa a temperature di rugiada (dew point) inferiori al punto di congelamento (0 °C), mentre brina se la saturazione avviene quand’anche le temperature effettive risultano inferiori a 0 °C.
Nel caso di brinamento, i cristalli di ghiaccio si formano sugli oggetti quando di notte l’aria si raffredda a temperature al di sotto del punto di congelamento dell’acqua e fondono quando i raggi solari scaldano l’atmosfera. Nonostante la sua indubbia bellezza, la brina è fonte di pericolo per gli automobilisti e può distruggere i raccolti agricoli danneggiando i germogli, in particolar modo se si forma in primavera. È noto che le gelate più temute son quelle di aprile e maggio, fattore non così raro in Lombardia, ove la vegetazione è già rigogliosa e in essere.
Mentre la brina è sinonimo di clima rigido (spesso presente in inverno nei nostri territori), la rugiada è un fenomeno meteo che si verifica pure d’estate, poiché le condizioni che si formi siano una nottata tersa e un cospicuo raffreddamento del suolo.
A titolo di esempio, dopo un fronte freddo estivo, le minime possono arrivare a 10-15° e, in tal caso, se la massa d’aria nei bassi strati risulta umida si forma la rugiada. Quest’ultima, paradossalmente, può originarsi anche con una fase meteo calda, basta che le notti siano serene e lo strato vicino al suolo sufficientemente umido.