L’arcobaleno è un fenomeno meteo ottico che si origina quando i raggi del sole incontrano le particelle d’acqua in sospensione dopo un temporale o un acquazzone. È luogo comune pensare che si formi solo dopo eventi temporaleschi, ma in realtà è possibile (sebbene raramente) anche in fronti perturbati invernali, se piove sulla Lombardia e il sole riesce a fare capolino sul basso Piemonte.
Oltretutto, sussistono alcuni luoghi comuni, che cerchiamo di sfatare
1) Le ore più propizie sono al mattino e verso sera, questo perché i raggi solari devono colpire le goccioline d’acqua ad un’angolazione di circa 42°. Ciò è impossibile nelle ore centrali del giorno, data l’elevazione del sole, a maggior ragione in estate, mentre in pieno inverno in rari casi anche a mezzogiorno si può ammirare.
2) Non si può scorgere la fine…semplicemente perché se ci spostiamo si sposta pure la sua fine. È un circolo vizioso.
3) Ogni persona vede il “suo” arcobaleno; ogni punto di osservazione fa combaciare una visione diversa.
4) Veniamo alla cosa che forse vi lascerà stupiti: i colori dell’arcobaleno sono milioni! Ebbene sì: le tonalità tra un colore e l’altro sono tantissime, ma l’occhio li racchiude nei sette colori che tutti conosciamo (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto).
5) Risulta più facile vederlo in montagna, perché una maggiore altitudine è sinonimo intrinseco di “sole più basso”; inoltre, l’altissima frequenza temporalesca estiva dei nostri rilievi fa si che spessissimo piova…col sole!