Il downburst è un fenomeno meteo consistente in forti e improvvise raffiche di vento discensionali, con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale. Le folate possono raggiungere velocità elevate, anche 130 km/h, e arrivare di colpo. Per questo, molti fanno confusione coi tornado, anche perché i danni apportati riguardano una superficie ben più estesa. Essendo associato a fenomeni temporaleschi è sovente accompagnato da forti precipitazioni, grandine e fulminazioni.
FACCIAMO UNA DISTINZIONE
I wet downburst occorrono contemporaneamente ai rovesci, quando questi evaporano velocemente durante il percorso attraverso lo strato d’aria più calda sotto la nube: l’aria si raffredda notevolmente (raffreddamento evaporativo) e precipita violentemente verso il basso. La loro azione è individuabile grazie alle dense bande di pioggia o grandine che scendono dal cumulonembo (in gergo “muro d’acqua”), spesso con una forza tale da cadere quasi orizzontali!
I dry downburst si producono sotto nubi cumuliformi formatesi dal surriscaldamento di un terreno umido e sviluppatesi in un ambiente povero di vapore acqueo (ad esempio in caso di favonio estivo); l’aria secca, trascinata dalle correnti di entrata all’interno della nube che sale, provoca l’evaporazione veloce delle gocce di nube e di pioggia.
Questi ultimi sono assai più pericolosi, in quanto è difficile identificarli; forse non tutti sanno che molti incidenti aerei in passato furono dovuti a questi fenomeni meteo.
In linea generale, si può dire che se la base della nube temporalesca è alta, c’è poca umidità nei bassi strati, poche precipitazioni e forti correnti discendenti, quindi aumenta il rischio di un downburst secco (soprattutto in presenza di nubi a sviluppo verticale). Se, viceversa, la base della nube è bassa, vuol dire molta umidità, forti precipitazioni e possibili severe correnti discendenti, quindi è più probabile il downburst umido.