In Lombardia, il freddo ha già iniziato a farsi sentire, in particolare in Brianza, dove le temperature nelle zone di bassa collina sono scese fino a 16°C o anche meno all’interno delle abitazioni. Alcuni sindaci hanno reagito prontamente permettendo l’accensione anticipata dei termosifoni, mentre altri Comuni non hanno adottato misure simili, creando differenze tra le varie località. Questo ha sollevato perplessità da parte dei cittadini, soprattutto considerando la crescente variabilità meteo e i cambiamenti climatici, che rendono sempre più imprevedibile il comportamento stagionale delle temperature.
A Milano, per esempio, la normativa consente l’accensione dei termosifoni a partire dal 15 ottobre, tuttavia, c’è stata una richiesta da parte dell’Associazione Amministratori di Condominio per posticipare l’accensione. Questo riflette i continui dibattiti sull’equilibrio tra risparmio energetico e confort abitativo, spesso complicati da regole rigide e non sempre adattabili alle condizioni meteo attuali.
La legge italiana sul riscaldamento prevede che ogni zona climatica abbia delle date precise per l’accensione e lo spegnimento degli impianti termici. Queste regole si basano su uno schema generale volto a favorire il risparmio energetico, ma raramente tengono conto delle anomalie climatiche. È il Decreto del Presidente della Repubblica n. 74 del 16 aprile 2013 a regolamentare tali disposizioni. L’Italia è suddivisa in sei zone climatiche, che variano dalla Zona A, come Lampedusa e Linosa, dove il riscaldamento è consentito solo dal 1° dicembre al 15 marzo, fino alla Zona F, come Bormio o Livigno, dove non ci sono limitazioni orarie per l’accensione.
In Zona E, che include città come Milano, Torino e Bologna, il riscaldamento è permesso per 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile. In queste città, il freddo può essere particolarmente intenso in autunno, ed è comune che il meteo influenzi le decisioni locali riguardanti l’accensione anticipata degli impianti.
Nonostante queste rigide regolamentazioni, i Comuni possono concedere deroghe, soprattutto in caso di condizioni meteo estreme, come periodi di freddo precoce o prolungato. Le deroghe consentono l’accensione fuori dai periodi previsti dalla legge, ma solitamente per un tempo ridotto rispetto alle 14 ore consentite in Zona E. Queste deroghe sono fondamentali in un contesto di cambiamento climatico e oscillazioni meteo sempre più frequenti.
Molti cittadini si chiedono se sia possibile utilizzare la pompa di calore prima della data prevista per l’accensione dei termosifoni. La risposta è affermativa, ma con delle limitazioni. La pompa di calore è considerata un impianto termico, quindi può essere accesa, ma l’uso deve essere limitato a 6,5 ore giornaliere fino all’inizio del periodo di riscaldamento ufficiale.
La normativa impone anche una temperatura massima all’interno delle abitazioni, che non deve superare i 19°C, con una tolleranza di 2°C in più, quindi fino a 21°C per gli edifici residenziali. Negli edifici industriali, la temperatura massima consentita è 18°C, sempre con una tolleranza di 2°C.
Le multe per chi non rispetta queste regole possono variare da 500 euro a 3.000 euro, il che rende importante per i cittadini assicurarsi di essere conformi alle normative vigenti. Una corretta manutenzione degli impianti, come l’eliminazione dell’aria dai radiatori o l’installazione di valvole termostatiche, può aiutare a rispettare le norme e a ottimizzare il consumo energetico.
Con l’arrivo dell’autunno, è chiaro che il clima non segue più schemi rigidi, e la gestione del riscaldamento in Nord Italia, soprattutto in grandi città come Milano, ma anche nelle zone più rurali della Brianza, necessita di una maggiore flessibilità. Le disposizioni attuali, spesso troppo statiche, potrebbero essere ripensate per rispondere meglio ai cambiamenti climatici e alle esigenze meteo della popolazione.